Breakdown Series #6 Acid Rain

Brian: In questo episodio di Breakdown abbiamo deciso di parlare di Acid Rain.

Matt: Sì, Acid Rain viene subito dopo Planets e queste due canzoni hanno sicuramente molto in comune, per esempio la distruzione dell’universo. Questa è praticamente una canzone d’amore mentre guardi tutto il mondo che crolla, pertanto la transizione che volevamo creare era: dopo l’esplosione c’è un boato… ma guardiamo nel dettaglio cosa abbiamo fatto.

(Intro)
Brian: Iniziamo con un boato, come si può vedere qui.

Matt:Ed il riverbero di una sola nota

Brian: Sì, poi un aeroplano.

Matt: E quello cos’era?

Brian: Mh, non lo so

Matt: un ‘boom’ al contrario

Brian: Eccellente!

Matt: Allora, per quanto riguarda la batteria, mi piace molto questo sound, ricordo che stavamo ascoltando degli album di Tom Petty in studio, perché ci sono degli ottimi toni di chitarra da cui prendere ispirazione.

Brian: Soprannaturale quasi

Matt: Si, qua fa tutto l’hi-hat ( i piatti alti della batteria o charleston )

Brian: Penso che allo stesso tempo abbia anche un sound molto moderno. E’ elegante ma d’impatto allo stesso tempo, c’è questo riverbero ed il rullante mi piace anche tantissimo. Il rullante fa molto old school.

Matt: E’ curioso perché mi ricordo quando l’abbiamo scritta, quella era la parte fondamentale e quando abbiamo unito tutti i pezzi ce ne siamo quasi dimenticati

Brian: Ma siamo molto pignoli riguardo le tonalità quindi dovevamo avere qualcosa del genere, suona molto triste e adesso va in crescendo mantenendo il tono.

Matt: Devo dire che ora che siamo più vecchi, utilizziamo parecchio queste tonalità discendenti.

Brian: Stavo giusto per dire che mantenere queste tonalità così è quasi come un classico Elton John.

Matt: E questo è figo, guarda che bel cambio che c’è lì. Volevamo che tutto il cd ti desse la sensazione di entrare ed uscire da una determinata situazione e penso che questa canzone lo faccia davvero bene. Abbiamo qualche parte orchestrale?

(Strings)
Brian: Questo aiuta con la tonalità, è divertente perché quando stavo ascoltando il piano pensavo fosse un po’ blando ma siamo riusciti a dargli il giusto spazio con l’aiuto di alcuni amici e farsi sentire.

Matt: Se l’avessimo fatto oggi, avrei messo il pianoforte a destra ed il resto degli strumenti a corda a sinistra perché fa davvero un effetto particolare… una differenziazione. Qualcosa che abbiamo fatto su Roman Sky, stiamo imparando ragazzi!

Brian: ci stiamo arrivando, magari in altri 20 anni

Matt: C’è molto da ascoltare oggi, perché tutto questo è davvero bello, non l’ascoltavo da un po’.

Brian: Mi piace molto questo crescendo nel pre- ritornello

Matt: Qualcosa che non sapete forse è che abbiamo registrato tutta la parte d’orchestra live. Una vera sezione di violini e purtroppo a volte succede che un microfono registri anche altro della stanza quindi magari è piu difficile gestire il mixaggio, ma pensiamo che i veri musicisti portino qualcosa di speciale e più organico alla performance quindi è sempre stato importante per noi avere tutto live. Questo è un vero gran piano, suonato da veri musicisti seguendo le note scritte da noi e non fatte scrivere per noi da altri.

Brian: Penso ci sia un solo suono artificiale presente ed è una tastiera.

Matt: Andiamo al bridge, possiamo parlare di scrittura e tutto il resto. Una di quelle cose che abbiamo fatto d’estate, allargando parti della canzone mentre questa piano piano prendeva forma. Facciamo mezzo ritornello nel primo coro, e tutto intero nel secondo. E’ difficile da cantare live perché arrivi dal ritornello alto e deve diventare un cantato leggero.

Brian: Ma tu lo fai sembrare facile

Matt: Beh, grazie. C’è un po’ di influenza di ‘Rocket man’ del vecchio Elton John.

Brian: E’ un po’ strano da solo ma nell’insieme è emozionante.

Matt: Guardiamo un attimo le chitarre ed il piano di questo bridge, queste sono le parti che mi entusiasmano di più quando lavoriamo: i bridge, o i cambi di tonalità, gli accordi…

(Guitar Solo)
Brian: Ecco l’assolo, lo adoro. E’ la prima volta che ho provato a rendere un po’ blues un assolo di una nostra canzone.

Matt: Mi ricorda un po’ il finale di Fermi Paradox ma è molto più dark, l’abbiamo chiamato Dark Blues?!

Brian: Si, Dark Blues. Angry Blues e cose del genere

Matt: A questo punto è interessante analizzare cosa abbiamo fatto, volevamo cambiare il tipo di sentimento che la canzone trasmetteva togliendo tutta l’orchestra e lasciando solo la chitarra per l’assolo.
Per la prima volta in tutta la canzone c’è solo la chitarra.
E qui facciamo in modo che il piano non sovrasti l’assolo di chitarra.

Brian: Rientrano gli archi.

Matt: Ed il trucco più vecchio del mondo, continuare con l’assolo di chitarra.

Brian: Mi piace la parte vocale che c’è qui adesso.

Matt: Solitamente per avere un back vocale raddoppiamo ogni battuta, abbiamo cambiato questa cosa in ‘The Stage’, diventando un po’ più creativi sotto quel punto di vista, ma da questo fino ai primi album era la tecnica che usavamo di più. A volte ti consigliano di copiare ed incollare la stessa parte ma perché ogni traccia vocale abbia la sua personalità devi registrarle una ad una e farle bene.

Brian: Si prenditi il tuo tempo.

(Outro)
Matt: E arriviamo alla fine del cd, se sei coinvolto nell’ascolto e la tua mente ti ha portato nello spazio a guardare la fine del mondo dall’alto, non vuoi che la canzone finisca e torni tutto di nuovo a ‘Shepherd of Fire’, quindi questo ti permette quasi di sederti un attimo e pensare a quello che sta succedendo

Brian: Ecco, infatti ci sono dei suoni ambientali. Qualche rombo, la pioggia, un classico…

Matt: La pioggia nello spazio… mh.

Brian: Doveva succedere!

Matt: Sono orgoglioso di tutte le parti di questa canzone, insieme a ‘Planets’ crea proprio una scena e apre la strada a ‘The Stage’. E per quanto riguarda esclusivamente questo cd c’ha davvero aiutato a livello di scrittura, abbiamo imparato alcuni trucchi in più e compreso cose vorremmo fare in futuro. Stiamo usando un po’ di quella conoscenza adesso.

Brian: Abbiamo trascritto molta musica, molti classici soprattutto ed è davvero divertente e sono di grande ispirazione dai musicisti rock ai classici come Mozart, Chopin.

Matt: E’ assurdo come nonostante le note siano sempre le stesse ogni persona gestisce il pianoforte in maniera diversa e come se cambiassero le regole ogni volta, non funzionano come una mente normale.

Brian: Ogni volta! Così istruiti, tutti quei virtuosismi classici che però sono diversi da artista ad artista, un’esperienza straordinaria.