Breakdown Series #2 Mad Hatter

Matt: Il concept della canzone erano gli zombie ma volevamo fare qualcosa che non avevamo fatto prima, qualcosa di più dark, più pensato con un un vibe alternativo, abbiamo questi due accordi e poi li modifichiamo sull’accordatura in drop D, se cambi troppo rovini la forza della canzone stessa quindi è forte che tu abbia tirato fuori quel piccolo trucco.

Brian: Era una cosa che avevo usato anche in Afterlife, a Jimmy piaceva molto.

(Intro)
Matt: Volevamo fare qualcosa di dark in principio, con le chitarre acustiche ma alla fine quello che abbiamo ottenuto è di suonare la melodia vocale, che arriva effettivamente dopo, questo intro è stato creato successivamente, non pensavo ci sarebbero state troppe parti per questa canzone, vediamo un po’ l’intro nel dettaglio. Suoni la melodia vocale sopra altre chitarre.
C’è questo bell’effetto sulla chitarra che fa sembrare tutto un po’ distorto.

(Drums)
Matt: Sentiamo la batteria, praticamente abbiamo detto a Brooks di muoversi intorno a questo beat. E’ molto diverso da quello che volevamo per ‘The Stage’ questo è più sul ‘fatto e finito in un giorno’, si basa tutto sulla potenza e sul groove.

(Chorus)
Matt: Qui abbiamo il ritornello ed il pre – ritornello, che abbiamo aggiunto dopo, giocando sul suono di diverse chitarre che lo rendeno più cupo.

Brian: L’idea originale era un duello di chitarre ma poi abbiamo notato che una chitarra solista aveva un effetto più potente.

Matt: Si, il duello suonava bene solo nella parte finale quindi l’abbiamo aggiunto lì.
Il ritornello suona molto anni 90, c’è del synth ed è registrato con il CB radio per avere l’effetto ricetrasmittente. L’abbiamo registrata sia in questo modo che con il microfono normale per avere anche una traccia pulita così che Andy potesse usarle entrambe a piacimento nel mixaggio.

(Vocals)
Un’altra cosa che vorrei dire sulle parti vocali è che anche qui abbiamo raddoppiato ogni battuta.

(Bridge)
Spostiamoci sul bridge, inizialmente la batteria fa strada, poi abbiamo una pausa come ci piace spesso fare e subito dopo Brooks riprende con un ritmo diverso e strano, ricordo che ne ero super entusiasta proprio perché lo trovavo molto particolare.

Brian: Si tutti dicevano che era un bridge molto strano e c’era troppo da capire e a noi sembrava una canzone assolutamente semplice.

Matt: E’ strano perché continuavamo a pensare che questo pezzo discendente avrebbe funzionato ma proprio no.

Brian: Si, funziona tecnicamente ma sembra troppo statico.

(Guitar Solo)
Matt: Andiamo sull’assolo, è davvero unico. Ascolti diverse canzoni sperando che qualcosa ti colpisca, poi prendi la chitarra e crei qualcosa di totalmente diverso che sembra essere una parte al sassofono, qualcuno c’ha proprio chiesto – avete usato un sassofono in quella canzone? – E’ pazzesco.
E’ una dei quelle cose in cui il bridge è strano, poi ha quella batteria assurda e alla fine neanche le chitarre suonano in maniera normale, ma una volta che ti ci immergi capisci che è davvero interessante.

Brian: Facevo cose strane con il mio mignolino.

Matt: Questo è un buon esempio di un lavoro non troppo pensato o deciso prima, lasci a Brooks tutta la libertà di esprimersi, vuoi fare una bella canzone ma vai in studio e vedi cosa succede. In questo siamo migliorati, prima ogni cosa era dettagliatamente decisa, adesso facciamo musica nella sua forma più primordiale.

(Outro)
Brian: Adesso abbiamo il ritornello finale.

Matt: Mi piace questo effetto del microfono.

Brian: Si è un po’ vecchia scuola, come quello che avevano i Beach Boys, o le band anni novanta, con una distorsione naturale nella voce ma che non aveva un effetto eccessivo.

Matt: E l’ultimo trucco è la nota di basso, un trucco alla Beatles, no?

Brian: E’ come se fosse pura tensione tutto il tempo e poi il basso risolve tutto.

M: Beh, ci sono molti particolari interessanti riguardo a questa canzone, si è una canzone semplice a primo impatto ma se scavi un po’ c’è tanto lavoro.