Inizia ufficialmente la seconda stagione di Drinks With Johnny! Ospite di questa prima puntata, in realtà la diciassettesima dall’inizio dello show, Noodles dei The Offspring.

Eccoci qui, con il riassunto del primo episodio della seconda stagione! 

Questa puntata rappresenta di per sé una novità, perché nasce come semplice podcast (troviamo Johnny ed il suo ospite già seduti di fronte a due microfoni, con i loro bicchieri in mano) ma, per la prima volta, abbiamo anche un video completo dell’intera discussione. JC e Noodles, lead guitarist della leggendaria Punk band the Offspring, restano per tutta la puntata uno davanti all’altro, a conversare semplicemente; non ci sono intermezzi musicali, scene di film inserite tra un argomento e l’altro trattato nella discussione, né i due si apprestano a fare alcun tipo di gioco. Sta a voi decidere come godervi questo nuovo episodio: potete ascoltarlo in cuffia mentre correte, a tutto volume mentre cucinate, oppure guardarlo a tutto schermo sul vostro PC, di sera, mentre ignorate le continue chiamate dei vostri amici che vi chiedono di uscire. Come? Vi state chiedendo se vale la pena rinunciare ad una pizza ed una birra per seguire questa webserie? Assolutamente sì!

La discussione tra Johnny e Noodles (il cui vero nome è Kevin Wasserman) si apre con quest’ultimo che accenna brevemente all’attuale situazione degli Offspring: lo scorso dicembre hanno concluso il tour, ora stanno per rilasciare un singolo e sono in fase di lavorazione per il video dello stesso, quindi stanno di fatto lavorando alla distribuzione di un  nuovo album. Il nostro bassista è ovviamente entusiasta – essendo un grande fan della musica Punk –, ma presto interviene riesumando un aneddoto della sua giovinezza: ricorda che spesso trovava in giro stickers o scritte sugli zaini che dicevano “Noodles for prez”, che invitavano cioè a sostenere la candidatura del chitarrista. Questo fatto risulta però del tutto nuovo a Noodles, che ironizza ammettendo che vorrebbe candidarsi proprio quest’anno a presidente degli Stati Uniti, perché “ormai tutti possono farlo”. Dopo qualche risata per la battuta, Johnny ipotizza che, forse, fosse stato solo il suo “strano gruppo di amici” a dare il via a quella moda. 

Quando a Noodles viene chiesto di parlare della sua prima band, inizia subito con l’ammettere che il nome Clowns Of Death sia stato un furto ai danni degli Oingo Boingo (una band Rock, Ska Punk e New Wave) che durante un festival – forse l’Ozzfest, forse il Cal Jam –, da contratto non potevano presentarsi col proprio nome, e dunque suonarono come Clowns Of Death. Comunque, quello fu il primo gruppo con cui Dexter Holland (storico frontman degli Offspring) suonò live, e ciò avvenne proprio nel salotto di casa dei genitori di Wasserman. Dexter rimase per poco nella band, poi “rubò” il loro batterista, James Benton, con cui formò i Manic Subsidal. Dopo un po’ di tempo, Noodles si unì a questo gruppo, che cambiò nome in Offspring. Ciò avvenne probabilmente su suggerimento del nuovo batterista, James Lilja, perché il nome originale era inadatto al genere Punk che tentavano tanto faticosamente di suonare. Di Lilja ci viene detto che oggi è un oncologo ed un chirurgo e che “tenta di salvare vite” dato che si occupa di interventi all’utero e rimozione del cancro al seno, spesso. Johnny si sofferma sull’ironia del fatto: passare da suonare la batteria ad operare qualcuno, richiede una notevole abilità, ancora più del normale, perché bisogna decisamente imparare ad avere mano ferma. Noodles racconta poi di aver passato del tempo con James a Monterrey e che, durante l’ultimo anno e mezzo di tour, gli Offspring hanno suonato spesso in Messico: sono stati a Monterrey, appunto, per la prima volta a Guadalajara, poi a Mexico City ed in altre località. Il festival dove sono soliti suonare a Monterrey è piuttosto Pop, ma in generale in America Latina le persone sono brave a mantenere il Rock vivo, secondo Noodles. E, per fortuna, il pubblico sudamericano non sputa più addosso ai membri delle band come usava fare vent’anni fa!

Negli anni novanta, i Vandals aprirono alcuni concerti per gli Offspring e Brooks Wackerman suonava come loro batterista, proprio nel periodo in cui l’album Smash iniziò a “decollare” (doveva essere circa l’estate del ’94). Wasserman conosce bene Brooks perché uno dei fratelli maggiori di quest’ultimo viveva vicino a casa sua. Il nostro Johnny, a questo punto del discorso, si stupisce perché, ogni singola volta che ha un nuovo ospite per a sua webserie, scopre che Wackerman lo conosce e ci ha suonato insieme. Comunque, sia JC che Noodles concordano in merito al fatto che Brooks non sia super socievole – anche se conosce un sacco di gente – , ma sicuramente un uomo molto intelligente e genuino, una gran brava persona. 

In ogni caso, la discussione torna a toccare il tema Vandals: Johnny mesi fa ebbe Joe Escalante come ospite al suo show e lui menzionò gli Offspring, che trattarono benissimo il suo gruppo durante il tour insieme. Noodles afferma che lui e i suoi band mates sono grandi fan dei Vandals. Johnny ricorda allora di aver incontrato entrambe le band durante il Warped Tour, forse nel 2004 o 2005. Nuovamente, il chitarrista cambia discorso, raccontando di essere andato a catechismo insieme a Joe Escalante, che è tutt’oggi una persona spiccatamente religiosa, mentre lui ha lasciato la Chiesa. Anche il nostro bassista è cresciuto nell’ambiente, tant’è che i suoi fratelli ed anche i suoi genitori sono tutt’ora molto religiosi, ma quella roba non fa per lui, semplicemente. 

Durante il Warped Tour, Johnny e i suoi compagni hanno avuto modo di incontrare molti dei loro musicisti Punk preferiti. Venivano visti come una band Metal e magari nessuno se lo aspettava, ma essendo di Huntington Beach erano cresciuti ascoltando gli Offspring, i Vandals, i Pennywise, i Bad Religion, i NOFX e tutti loro avevano giocato un ruolo fondamentale nella loro educazione musicale. Noodles a questo punto usa Brooks come esempio per esprimere un concetto che, a suo avviso, vale per tutti i membri dei Sevenfold: il nostro batterista era davvero bravo e si trovava bene nei Bad Religion, ma a guardarlo ora, a vedere cosa riesce a fare negli A7X, ci si rende conto che prima doveva in qualche modo frenarsi, che non era libero di mettere tutto ciò che si sentiva nella musica. Il Punk Rock è un po’ come la musica Folk, “very loud”, e non era quella giusta per Wackerman, né probabilmente per JC, Zacky, Syn e Shads. Johnny interviene dicendo che effettivamente la gente ama etichettare i Sevenfold come una band di un genere piuttosto che di un altro, ma in verità loro hanno uno stile piuttosto eclettico e amano la musica in generale. Noodles trova una forma di sensibilità per il Punk nel loro Metal ed è la ragione per cui da quando si conobbero è un loro fan.

Il nostro bassista a questo punto se ne esce con una delle sue storielle imbarazzanti: durante il primo Warped Tour in cui la sua band fece amicizia con gli Offspring, una sera Wasserman salì sul loro tourbus e gli fecero vedere il video di Bat Country. Johnny era ubriaco e continuava a chiedere, “Hey, Dexter, vuoi una birra?”. La cosa andò avanti fin quando il chitarrista finalmente non disse, “Hey, amico, io sono Noodles”. Si erano appena conosciuti, e JC era già riuscito a fare la sua figuraccia. Comunque, una cosa del genere è successa più o meno recentemente a Fat Mike, quando su Instagram scrisse un post ricordando di aver annerito le lenti agli occhiali di Dexter Holland, quando in realtà erano quelli di Noodles, che infatti ricorda di essersi risvegliato dopo una notte passata a bere Jegärmeister , aver strappato il nastro adesivo (che è solito utilizzare per tenersi gli occhiali addosso quando salta sul palco) e aver tentato di ripulire le lenti con uno spray apposito, ma le avevano annerite sia da un lato che dall’altro. Il massimo che poté fare fu ripulirle sommariamente e fare il resto del tour con gli occhiali sporchi per metà. 

La chiacchierata prosegue, e presto Noodles ci racconta di essere nato a Los Angeles ma i suoi genitori si trasferirono a Garden Groove quando aveva circa diciotto mesi, quindi crebbe lì. Ora vive a Sunset Beach (che fa parte di Huntington Beach), ma spesso salta sulla sua bici per tornare a Garden Groove a pescare e fare surf. Johnny ricorda di averlo visto ogni tanto in giro in bici, e il chitarrista conferma, anche se non ama il ciclismo su strada perché ci vuole davvero troppo lavoro per praticarlo e far sì di restare in forma grazie ad esso. Preferisce la mountain bike. Gli piacerebbe iniziare a fare jogging, tra le altre cose. Il nostro bassista confessa di essere un po’ spaventato dall’idea del ciclismo su terreni sconnessi, e per quanto riguarda il surf, l’avere un figlio così piccolo di cui occuparsi lo frena, non si sente più motivato come un tempo. 

Oltre alla musica, Noodles non si sente particolarmente portato per l’arte, però l’apprezza. Lo scorso dicembre ha preso parte ad una mostra di Punk Rock & Paintbrushes (https://www.punkrockart.com/), dove Jim dei Pennywise aveva esposto delle sue opere, come anche il figlio di Mike Ness (Social Distortion) e quello di Josh Freese.

Cambiano radicalmente discorso quando Johnny asserisce di essere molto affezionato al personaggio di Batman interpretato da Val Kilmer nel film Batman Forever. Molte persone pensano che quel capitolo ed anche i due precedenti siano quelli che hanno “ucciso” il mito di questo supereroe, ma il nostro bassista non è dello stesso avviso e, anzi, mostra con orgoglio a Noodles un autografo di Val Kilmer vinto ad un evento di beneficenza. Comunque, al momento in cui il film fu rilasciato, l’album Smash degli Offspring era già stato pubblicato e ovunque si sentivano canzoni come Come Out And Play o Self-esteem e tutti conoscevano a memoria ogni testo. Entrambi concordano sul fatto che sia incredibile che siano già passati quasi 26 anni dal lancio di quella pietra miliare del Punk. Gli Offspring avevano cambiato nome solo otto anni prima, nel 1986, quando rilasciarono un EP di due canzoni, I’ll Be Waiting e Blackball. Ebbene, una cosa che confondeva il piccolo Johnny è che nel suo film preferito ci fosse una canzone degli Offspring chiamata Smash It Up, che però non proveniva dall’album Smash. JC chiede a Noodles da dove effettivamente provenga quella traccia, se sia stata composta appositamente per il film o se dovesse far parte di Smash. Il chitarrista gli fa però notare che, anche se lui è troppo giovane per saperlo, Smash It Up originariamente è una canzone dei Damned e gli Offspring si sono limitati a farne una cover. Il nostro bassista scoppia a ridere, promettendo di “fare i compiti” e tornare ad ascoltare i Damned così da non sembrare più uno che della musica non sa proprio nulla. 

Noodles racconta di quando la sua band ha preso parte alla Flogging Molly’s Salty Dog Cruise: il concerto più lungo che hanno fatto è stato di due ore ed hanno avuto modo di suonare ben due album ed alcune altre canzoni, sono stati circondati dai loro fan e da membri di altre grandi band. Non è stato tanto male come inizialmente temeva, anche perché è stato ubriaco per tutta la durata della crociera. 

Più avanti nella conversazione, il chitarrista spiega la differenza tra come gli Offspring lavoravano negli anni ’90 – quando gli studi di registrazione erano molto più costosi di oggi e loro non potevano permetterseli per più del necessario – e come invece fanno adesso: prima Dexter arrivava con le canzoni impostate, poi provavano tutti insieme e modificavano mano a mano quello che volevano cambiare, mentre oggi come oggi è più facile che si riuniscano e il vocalist tiri fuori le sue idee, spieghi agli altri del gruppo cos’ha in mente e poi si mettano a creare la canzone tutti insieme, con un coinvolgimento maggiore. I due parlano brevemente delle apparecchiature, degli effetti e delle marche che preferiscono usare ed applicare per la loro musica. Parlando poi dell’album degli Offspring che uscirà prossimamente, Noodles accenna al fatto che molte canzoni sono vecchie, alcune di vent’anni ed altre di cinque, su per giù.

Noodles racconta poi di aver scoperto la sua passione per il vino in Spagna, quando aveva già su trentacinque anni. Imparò ad apprezzarne il sapore dopo aver passato la vita ad essere un “beer guy”. Johnny dice invece di amare i vini francesi e che la sua passioni per essi è iniziata grazie a Synyster Gates che glieli ha fatti conoscere, per così dire. È però un vizio molto costoso. 

Il figlio di Noodles suona in una band e, di fatto, segue le orme del padre. Il nome del gruppo probabilmente verrà cambiato perché è piuttosto comune, comunque la musica che fanno sembra un po’ quella dei Bauhaus, una cosa anni ’70. Il nostro bassista ricorda che tempo fa c’è stato un loro show e Noodles conferma che si è tenuto proprio ad Huntington Beach. La prima volta che lui ha visto suonare il gruppo di suo figlio, è stato a Santa Ana in un vecchio magazzino ed è stata una bella esperienza perché era pieno di gente giovane che si divertiva. La cosa che l’ha infastidito di più è stato il veder arrivare la polizia alle nove di sera per dire ai gruppi che suonavano di fare più piano, quando non il volume non era neppure così alto, perché comunque la gente lì presente era benissimo in grado di intrattenere delle conversazioni senza dover urlare. Tutto questo risveglia nel nostro JC il ricordo di tutti quei party tenutisi nelle case dei suoi compagni di scuola del liceo, quando le band locali venivano chiamate a suonare alle feste.

Fino a Smash, Noodles era solito suonare chitarre Fender. Provò poi con una Les Paul Gibson, ma è troppo pesante, tanto che racconta che la chitarrista di un’altra band si ruppe le costole suonando lo stesso modello. Così iniziò ad utilizzare le Ibanez e da vent’anni a questa parte collabora con questa marca, infatti ora è al quarto modello di chitarra creato con loro, che gli lasciano parecchio campo libero, facendogli apportare tutte le modifiche che ritiene opportune. 

Johnny chiede all’amico se abbia o meno un compositore preferito – nell’ambito della musica classica, ovviamente – e lui risponde che, no, non ne ha uno, ma ama molto la musica barocca. Trova inoltre rilassante suonare la chitarra classica, che è ben diversa da quella elettrica perché anche solo la maniera con cui il manico viene impugnato, per così dire, cambia il suono che uscirà fuori. Ammette di non essere poi tanto bravo con quella, ma gli piace comunque. Il nostro bassista racconta poi di aver ereditato un sacco di vinili di musica classica da suo nonno quando questi è passato a miglior vita, ed è molto entusiasta di avere in casa quella collezione.

Riassunto a cura di Rebecca.