Paradigm e il desiderio dell’invincibilità dell’uomo

Questa canzone affronta una tematica non così lontana da quello che tutti gli uomini ambirebbero ad essere: invincibili.
Modificare il proprio corpo pur di raggiungere quella potenza che ci renderà unici e forti ma soprattutto immortali.
Paradigm si sviluppa lungo tutto il processo di trasformazione del protagonista della canzone.

“You’ve been breaking down for far too long. Far too many moons since you felt well and strong.”
(Ti sei abbattuto troppo a lungo, troppe lune sono passate da quando ti sei sentito bene e forte.)

Egli è stufo di non sentirsi più bene, non al massimo. Vuole cambiare la situazione.

“You see, you could say goodbye, but you don’t have to die, not ever.”
(Vedi, potresti dire addio ma non devi morire. Mai.)

Può dire addio a tutto questo, ma senza morire davvero. E come? Inserendo dei nanobot nel cervello prosegue verso la mutazione, che lo renderà perfetto.
Ma cosa sono i nanobot? Sono dei marchingegni creati tecnologicamente, che, grandi quanto una cellula, possono essere facilmente inseriti nel nostro organismo e capaci di agire in perfetta monotonia modificano il sistema.
È una tecnologia ancora non sfruttata sulla pelle dell’uomo, ma si pensa possa essere di grande aiuto per sconfiggere le più gravi malattie. Gli studiosi sostengono che nel giro di 30 o 40 anni avremo microscopiche macchine che viaggeranno per tutto il nostro corpo riparando cellule e organi danneggiati, curando malattie oggi mortali.
Queste stesse micro-macchine potranno estendere le nostre capacità di memoria, fungendo per esempio da vero e proprio backup per i nostri ricordi.
In un’intervista rilasciata dall’edizione americana di Computer-world, il noto futurologo, inventore e autore scientifico Ray Kurzweil afferma sostanzialmente che grazie alla nanotecnologia, nel 2040 o 2050 l’uomo potrebbe essere molto vicino all’immortalità.
Dunque, il personaggio di Paradigm sottoposto a questo tipo di scienza, sarà una macchina perfetta.
Ma una cosa si perde nel diventare perfetti: l’umanità.

“I’m way up, a god in size, beyond the reach of mortals, I shed my human side.”
(Sono in alto, nella misura di un dio, oltre la portata dei mortali, Ho lasciato cadere la mia forma umana.”)

Dopo questo “passaggio” contro natura, che incontriamo nel ritornello della canzone, il personaggio si accorge di essere cambiato, di non riconoscersi. Sembra che provi timore, ma è consapevole che innalzandosi dal livello umano, farà sparire anche un sentimento profondo, fin troppo umano, come la paura.
In Paradigm la band espone un concetto senza troppi giri di parole o metafore, è ben chiaro il suo significato e il suo messaggio. Non saremmo più noi stessi con tutte queste reti neuronali simulate da macchine, anzi, diventeremmo noi stessi delle macchine.
Nella società contemporanea c’è una grande preoccupazione riguardo quello che sarà l’effetto a lungo termine di tutta questa tecnologia sull’uomo. C’è il pericolo che ci sopraffarà ma non solo, ci ingloberà in sé stessa.
I nostri stessi pensieri non saranno del tutto nostri, ma solo un effimero frutto di elementi tecnici.

“I have the question if these thoughts are mine…”
(Mi chiedo se questi pensieri siano i miei).

Si raggiungerà l’immortalità, ma è lo stesso se qualcosa di te andrà persa per sempre?

“…to live forever but did something in me die?”
(vivere per sempre, ma qualcosa è morto dentro me?)

Non si sentirà più il dolore, anzi “l’agonia del dolore farebbe piacevolmente più male”.
La canzone ci lascia immersi in questo mondo parallelo, tra realtà e sovrumano. Ma le ultime parole risuonano oscure “Padre, hai perso quel ragazzo che una volta conoscevi?” che suonano un po’ come un addio.

– A cura di Nausicaa.

 

Disclaimer:
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