“Ho avuto il piacere di assistere a più concerti degli Avenged Sevenfold e sono stata molto fortunata perchè ho avuto più volte l’occasione di incontrare la band, chiedere loro autografi e foto e scambiarci due parole.
La prima volta fu a Londra; ci piazzammo davanti al tourbus e li vedemmo sia prima che dopo il concerto. A Bologna ci fu modo di vederli in più occasioni e avere foto e autografi da tutti.
Una menzione speciale però la meritano i momenti vissuti con quel fenomeno di batterista che ci ha lasciati troppo presto: non dimenticherò mai il saluto a Londra prima di salire sul bus, il momento in cui ha autografato la mia copia di Avenged Sevenfold e la foto scattata insieme a lui. Ogni singolo momento è gelosamente custodito nella mia memoria.”
Flavia
“Estate 2006, io da grandissimo fan dei Metallica decido con tutta la combriccola metallara di partire per il loro concerto di Imola, all’epoca non c’erano social e youtube non era così in auge, quindi non li avevo mai sentiti nominare prima.
Partiamo, iniziano questi Avenged Sevenfold che non avevo mai sentito nominare.Folgorazione immediata. La cosa che mi ha colpito di più di Jimmy era proprio il suo modo di suonare e muoversi dietro la batteria.
Ricordo che sono rimasto estasiato dal suo “far finta” di picchiare su un piatto e picchiare immediatamente su quello vicino.
Io da chitarrista avrei dovuto avere occhi e orecchie solo per Syn, ma lui col suo modo di suonare mi aveva completamente rapito.
Inutile aggiungere che appena tornato a casa dal festival sono diventato un fan sfegatato della band e tutt’ora lo sono!”
Daniele M.
“Il primo loro concerto che vidi al Rainbow di Milano, fu il loro concerto più bello che abbia mai visto.
Erano Loro, con Jimmy: nessun effetto, palco piccolo, locale piccolo, poca gente, quelli erano i “miei” Avenged Sevenfold.
Jimmy, così come gli altri componenti del gruppo non ho mai avuto la fortuna di incontrarli di persona, ma quella sera averli sul palco a 2 metri da me mi è bastato, ricorderò per sempre quella sera. Jimmy quella sera era carico, come lo era tutto il gruppo, vederlo era un emozione incredibile, poi ricordo che fecero alcuni pezzi da pelle d’oca.”
Christian
“Jimmy era la mente geniale degli A7X. Se la band ha conquistato il successo mondiale è anche grazie a lui.
Era pura energia sul palco, ma anche un sorriso ed un abbraccio garantito ai suoi fan. Ha fatto sentire amati i suoi fan ed ha sempre garantito dei live strepitosi. Jimmy era pura creatività nello scrivere e bravura nel suonare. Quando ci ha lasciati ho avuto l’impressione che la band andasse avanti per inerzia, insomma, che qualche meccanismo si fosse rotto.
La cosa non mi ha sorpreso. Jimmy era la vena folle degli A7X ma allo stesso tempo professionalità e spontaneità. Amava stare tra la gente ma allo stesso tempo non era lì per farsi idolatrare. Lui amava la gente, punto. Non era in cerca di popolarità o visibilità, semplicemente a lui piaceva stare con i fan e sul palco. Non importa che fosse stanco o sudato; lui ha sempre ricambiato l’affetto ricevuto e per questo merita di essere ricordato. Gli dobbiamo molto. Gli A7X devono molto a lui.”
Clarissa (Beba)
“Ho visto la band per la prima volta nel 2008, in occasione del Gods Of Metal. Seguivo la band da un paio di anni ormai e ne ero praticamente ossessionata (Da brava adolescente). Avevo acquistato i biglietti molti mesi prima e nonostante si trattasse di un festival sarei andata solo ed esclusivamente per loro, non mi interessava affatto delle altre band. La persona che doveva accompagnarmi si tirò indietro pochi mesi prima, quindi mi accompagnò mio padre. Non conosceva la band ma è sempre stato (e lo è tuttora!) un frequentatore di concerti rock. Siamo arrivati nel pomeriggio e la canicola all’Arena era veramente tanta, siamo riusciti ad avvicinarci al lato del palco, dove suonava Synyster (era il mio preferito!) e abbiamo aspettato sotto al solo l’inizio del concerto. Eravamo relativamente vicini alle transenne ma avevo già capito che tanta gente non era lì per loro ma per i Maiden. Puntualissimo, è salito sul palco Jimmy, per primo. Alzando le bacchette si è seduto dietro a piatti e rullanti. Ero emozionatissima, stimavo tantissimo Jimmy e aveva un aspetto davvero solenne mentre si preparava a suonare. Ricordo di aver cacciato qualche lacrimuccia vedendolo, era il primissimo della band che vedevo in carne ed ossa. Erano veri, umani e a pochi metri da me. Iniziò quindi a picchiare sulla batteria, una vera furia, una forza della natura. Anche gli altri sbucarono da dietro le quinte e lo show vero e proprio iniziò. Chi segue la band da anni sa come andò a finire quel concerto: i fans dei Maiden si comportarono in maniera ignobile e Matt e Synyster erano molto arrabbiati, lasciarono il palco stizziti. Fu molto doloroso per me, ero là per loro, eppure i fans dei Maiden riuscirono a rovinarmi la giornata. Nonostante ciò ho un bellissimo ricordo della band, di come Zacky e Johnny vennero a firmarci qualche disco, a lato palco, e come Jimmy ci salutò in lontananza dai tour bus. Ho i ricordi annebbiati per via della rabbia, ma ricordo benissimo il brivido che provai vedendo Jimmy salire, e austero dare il via alle danze.”
Lenny
“L’ultima volta che abbiamo visto Jimmy è stato nell’agosto 2009 a Dublino. Pochi mesi prima della fatidica data.
Sul palco aveva dato tutto se stesso, fu un concerto spettacolare. Il giorno dopo abbiamo incontrato tutti i ragazzi all’aeroporto: Jimmy ci è sembrato il più timido e il più riservato di tutti. Molto disponibile a fare foto e due parole peró tradiva la sua timidezza. Aveva certamente qualcosa di diverso dagli altri, uno sguardo tutto suo.
Lì facemmo l’ultima foto tutti insieme. Il suo ricordo è sempre vivo in noi.”
Sofia & Stefano
“La figura di Jimmy mi ha sempre affascinato, la prima cosa che mi ha colpito di lui sono state queste manette tatuate sul collo, geniali. Era un polistrumentista ed un genio assoluto della musica, e non è retorica, non è banalità, è un dato di fatto. Una delle cose che mi colpì di più nel vederlo live era il fatto che dopo l’intro utilizzato per salire sul palco lui era il primo a salire sul palco, salutava il pubblico mentre andava verso la sua batteria, si metteva le sue cuffie e poi ci dava giù di brutto. Quello è proprio stato il momento più particolare di quando l’ho visto suonare. Quando l’ho visto uscire dal backstage e salire alla batteria al Gods of Metal a Bologna nel 2008 la mi sono detto “cavolo, è lui per davvero!”, era la prima volta che lo vedevo. Mi ritengo estremamente fortunato di essere riuscito a vederlo in quello che poi alla fine è stato il suo ultimo live al Sonisphere del 2009. Mi ricordo ancora che ho ancora qualche foto di quando a fine concerto me lo trovai praticamente davanti perché ero tra la prima e la seconda fila insieme ad altre fan italiane, e venne più o meno davanti a noi a lanciare le bacchette (che ovviamente io non sono riuscito a prendere) però li mi colpì il fatto della sua barbona perchè erano mesi che non si vedevano suonare e sia lui che Johnny con i capelli più lunghi mi rimasero impressi. Queste sono le cose che voglio ricordare di lui in questo decennale dalla sua scomparsa anche se in realtà Jimmy è più vivo che mai.”
Alberto (Gino)
“Undici anni fa, al Gods of Metal 2008, sono riuscito a vedere la mia band preferita per la prima volta e dietro alla batteria c’era ovviamente Jimmy.
Ricordo che l’anno prima era uscito il dvd All Excess ed avevamo avuto la possibilità di conoscerlo meglio fuori dal palco e l’immagine che aveva dato era di un ragazzo fuori di testa, caotico nella maniera più divertente possibile e imprevedibile. Una delle cose che mi impressionò di più vedendolo dal vivo fu la completa trasformazione che aveva sul palco, diventava una macchina, tutta la sua energia si concentrava su quella batteria, focalizzato al massimo su quello che stava facendo, preciso ma allo stesso tempo spettacolare.
Invece quello che rispecchiava totalmente la vita fuori dal palco era la sintonia che aveva con i suoi quattro migliori amici mentre suonavano, vedere loro cinque suonare insieme è stato indimenticabile, semplicemente qualcosa di ideale, un’esperienza indelebile che mi sento molto fortunato ad aver vissuto.”
Daniele T.
“Ho conosciuto gli Avenged Sevenfold grazie a The River che ebbi modo di ascoltare nel disco dei Good Charlotte, altra band che seguo. Ho ascoltato Syn e Matt in quella canzone e mi hanno colpita, quindi mi sono incuriosita ed ho iniziato ad ascoltarli negli A7X. Inutile dire che mi sono entrati nel cuore per il loro modo di suonare. Nel 2008 li ho visti per la prima volta a Londra ed è stato stupendo. Il più bello però è stato è stato qualche mese dopo quando sono venuti a Bologna in apertura agli Iron Maiden al Gods Of Metal.
Viste le date del tour avevo visto che il 24 Giugno erano in Norvegia e avevo l’impressione che non si sarebbero fermati 3 giorni al freddo quando potevano venire qua. Mi sentivo che sarebbero arrivati a Bologna prima con un volo e quindi decisi con una mia amica di provare ad aspettarli in aeroporto. Poco dopo il nostro arrivo abbiamo incontrato un ragazzo della Live, in evidente difficoltà perché non conosceva la band, che ci ha chiesto di aiutarlo a riconoscere i ragazzi. Visto che la band aveva perso il volo ci ha chiesto di reincontrarci al pomeriggio e così all’orario prestabilito ci siamo fatte trovare la insieme al ragazzo di Live. Li abbiamo salutati e accompagnati al loro mezzo. Abbiamo chiesto solo una foto di gruppo e siamo tornate alle nostre cose. La sera stessa ci siamo trovate con delle nostre amiche che ci avevano raggiunto a Bologna per lo show e abbiamo scoperto che erano nella stessa struttura dei ragazzi, ci trovammo infatti a cena nello stesso ristorante e offrimmo ai ragazzi della birra. La mattina dopo raggiungemmo le nostre amiche in hotel e salendo a caricare il telefono mi sono imbattuta in una scenetta comica tra la cameriera ai piani e Jimmy: lei voleva rifare la stanza ma non riusciva a farsi capire da lui. Ho dovuto tradurre la faccenda e convincerlo ad uscire dalla stanza per un po’ per lasciar lavorare la signora ed ovviamente si è concluso tutto con una delle sue grasse risate.
Un mese dopo come tante altre italiane sono tornata a vederli live a Zurigo.
Cosa posso dire di lui? Che Jimmy era un ragazzo d’oro, molto introverso ma se riuscivi a prenderlo diventava gentile e disponibile. Forse nessuno è riuscito a capire che non stesse bene o forse alternava momenti di tranquillità come durante il matrimonio di Matt a momenti di dolore acuto di cui però non voleva parlare per non far preoccupare gli altri, chissà. A poche settimane dalla sua morte sono andata in California, un viaggio fissato da mesi, e non ho potuto non andare a salutare Jimmy. Non c’era ancora niente, né una lapide o altro… è stata un’emozione forte ma surreale. Noi li avevamo visti crescere sia musicalmente che fisicamente e quindi la sua dipartita è stata uno shock enorme. Credo che la sua totale assenza si senta ancora e si sentirà sempre, tant’è che i fans più vicini credo siano ancora devastati dopo 10 anni. È una cosa a cui si continua a pensare spesso.
Con Brooks hanno trovato la loro “pace” gli A7X ma la perfezione che avevano con Rev probabilmente non l’avranno mai più sul palco. Si sentirà sempre la sua mancanza. Era una persona carismatica, che portava il sorriso a chiunque nonostante fosse molto introverso… quando era di compagnia era una festa.
Mi sembra ieri di averli visti esibirsi a Dublino e il giorno dopo a Knebworth dove vidi passare Jimmy e Zacky poco dopo la fine del concerto. Quel pizzico di follia che Rev dava allo show manca sempre, credo che Jimmy fosse una gran persona e sarà ricordato per sempre non solo come incredibile batterista ma anche come persona splendida con amici, famiglia e fan. Ogni volta che vedo la band mi aspetto di veder salire Jimmy sul palco ma alla fine non è così anche se mi piace pensare che forse in realtà lui sia proprio li e che non li lascerà mai.”
Marica
“Non parlo mai volentieri di Jimmy, e non perché non mi ritenga fortunata di essere riuscita ad incontrarlo, ma perchè è sempre difficile e vorrei poter conservare quei ricordi vividi come fossero la cosa più preziosa che ho. Alla domanda chi è il componente a cui tengo di più, ho sempre risposto lui e continuerò sempre a farlo perché sono due le cose che mi hanno colpito dei Sevenfold a primo ascolto: la batteria di Jimmy e la voce di Matt.
La prima volta che me lo sono trovato davanti era il 2008. Eravamo a Bologna, ero nel bel mezzo della maturità ma avrei saltato tranquillamente gli esami pur di vederli. Appena arrivata raggiunsi l’albergo delle mie amiche e fu li che lo vidi la prima volta. Mi limitai a salutarlo fugacemente con la mano e lasciargli un pacco di sigari toscani alla porta. Il giorno dopo invece riuscì ad incontrarlo prima che raggiungessero l’arena e ancora oggi non posso che ripensarci con un nodo alla gola. Jimmy fu carinissimo, si concesse a foto ed autografi col sorriso. Ricordo che rimasi abbagliata da tutto di lui: l’altezza esagerata (capitemi, non arrivo al metro e 60), i tatuaggi sulle braccia, il sorriso enorme che aveva, gli occhiali da vista che quasi nascondevano i suoi occhi azzurri, la sua voce… ma soprattutto una lieve timidezza. Quando uscì venne dritto da me sorridendo. Mi rassicurò visto che la penna per l’autografo non funzionava e sorrise spontaneo ad un mio complimento ringraziandomi. Ci disse che ci saremmo visti allo show e di divertirci, dopodichè raggiunse il pulmino con Matt e Brian. Quell’autografo me lo porto sulla pelle oggi, in ricordo di una grande persona che mi ha segnato molto. Incontrai di nuovo Jimmy un mese dopo quando raggiunsi Zurigo per vederli di nuovo. Fui la prima a mettersi in coda fuori dal locale e così riuscì ad ottenere il posto perfetto in prima fila, nel mezzo tra Matt e Brian con una visuale perfetta su Jimmy. Avevo un quadernino con me e sul momento feci vari fogli per la band (auguri di compleanno a Matt, la richiesta di far cantare Seize The Day a Johnny) e ovviamente un foglio per chiedere a Jimmy la bacchetta. Nonostante la supervicinanza al palco gli venne difficile leggere un misero foglio A4 senza occhiali, ma con la collaborazione di Gates capì che era rivolto a lui. Ricordo che si alzò dal panchetto sporgendosi in avanti oltre la sua batteria cercando di leggere e poi mi fece segno di ok, dopo. E così fu. All’epoca facevano un paio di pause durante lo show e durante la prima mi raggiunse a bordo palco e me la passò direttamente in mano sorridendomi. Ovviamente tentarono di fregarmela in quel momento ma morsi e gomitate salvaguardarono il gesto di Jimmy. È tutt’oggi la mia reliquia preferita e capita che a volte la prenda in mano per osservarla, stringerla forte e carezzarla. (Il mio tessssoro) Ci tengo a dire che essendo una persona favolosa alla pausa successiva fece lo stesso e la portò anche a Clarissa che era di fianco a me. A fine show cercai di ringraziarlo mentre raggiungeva il bus e mi sorrise, sopraffatto dalla stanchezza.
L’ultima volta che ci siamo incontrati è stato un anno dopo. Qualcosa mi disse che se loro non venivano qua, io sarei dovuta andare da loro e quindi senza pensarci troppo acquistai i biglietti per lo show di Dublino con i Metallica. Preparai diversi regali per loro sperando di riuscire a lanciarglieli sul palco ma la fortuna volle aiutarmi di più. Partimmo da Pisa con un’ora e passa di ritardo a causa di un guasto all’aereo e un’ansia tremenda. Quell’imprevisto fu in realtà la nostra fortuna più grande. Arrivammo in Irlanda un’ora più tardi e questo caso fortuito fece in modo che trovassimo la band al nastro di fianco al nostro mentre aspettavano le loro valigie. Consegnai i regali, me li salutai uno ad uno e mi lasciai Jimmy per ultimo. Mi avvicinai tirando su la manica della felpa e mostrandogli il tatuaggio sul mio polso gli chiesi se gli piacesse. Tra il jetleg e le bevute in aereo sia Jimmy che Brian sembravano un po’ allegri, quindi sulle prime non sembrava capire perchè stessi facendo vedere proprio a lui il tatuaggio.
Poi l’illuminazione: notò che la frase di Afterlife che ho scelto è quella che canta lui e che c’erano tre lettere in rosso R, E, V. Mi sollevò il polso per un tempo infinito iniziando ad accarezzarlo e ripetere in loop awesome, awesome. Chiamò addirittura Brian perchè lo vedesse, gli si stampò un mega sorriso in faccia e quella situazione andò avanti per un po’ prima di staccarsi, mettersi davanti a me ed avvolgermi in un mega abbraccio improvviso. Poche persone nella vita mi hanno stretta così a loro. Mi sentivo come un peluche tra le sue braccia, fu così improvviso che rimasi imbambolata e riuscì solo ad abbracciarlo a mia volta. Poi mi ringraziò dicendomi che mi voleva bene e tornò di fianco a me per fare qualche foto. Mi disse che ci saremmo visti il giorno dopo al concerto e tornò dagli altri a cercare la valigia.
Mentre giravo per tutta la stanza a cercare la mia valigia, apparentemente sparita (immaginate l’infarto) ogni tanto mi lanciava un’occhiata divertito e interessato a capire perchè corressi nervosa da un lato all’altro della sala fin quando non mi vide tornare vincitrice con la valigia verso le mie compagne di viaggio. Mi sorrise indicandola (ha delle tartarughe stampate ed è bellissima) e mi salutò varie volte fin quando non uscimmo quasi in contemporanea dall’aeroporto.
Il giorno dopo l’ho visto esibirsi sul palco di Dublino e fu una performance incredibile, erano tutti carichissimi e Jimmy era davvero in forma e sembrò quasi sfondarla quella batteria sul palco.A distanza di 10 anni e dopo vari incontri con altri componenti di band che seguo anche da decenni posso dire che l’affetto percepito e ricevuto da lui è stato diverso: genuino, autentico e smisurato. Era una persona gentile sempre col sorriso e pronto a darti uno dei suoi mega abbracci. Vederlo suonare era magia pura, l’energia fatta persona e lo si intuisce anche solo guardando il dvd live della band. Cori e seconde voci erano un lavoro quasi esclusivamente suo e ogni volta che Matt doveva riprendere fiato c’era la sua voce a coprire le parole del testo che stava saltando. Non ho mai saltato uno show di questa band e ho apprezzato quasi tutte le “epoche” dei Sevenfold ma è innegabile che con Jimmy era tutto diverso. Erano una macchina perfetta che funzionava senza intoppi e l’alchimia che c’era sul palco con Rev è qualcosa che non ho più visto e percepito in questi dieci anni. Umanamente splendido, musicalmente impeccabile e come autore eccezionale e brillante. L’unico grande dispiacere guardando indietro è di non averlo visto suonare più volte e anche che tanti di voi non abbiano avuto il piacere di vederlo suonare o incontrarlo.”
Giada
“La prima volta che ho ascoltato Jimmy è stato nel 2009, avevo 9 anni quando mia sorella, grande fan della band, mi fece ascoltare A Little Piece Of Heaven perchè voleva vedere la mia capacità di andare a tempo visto che eravamo in procinto di comprare la mia prima batteria. Da subito mi innamorai di quella canzone in generale, senza chiedere nulla di specifico, ma sentì subito che c’era qualcosa di particolare. Una cosa tira l’altra e mia sorella mi raccontò un po’ (un po’ tanto direi) la storia dei Sevenfold, particolari ed altro, ed io mi innamorai follemente di questo strano tizio, talentuoso batterista, nel quale cominciai da subito a vedere una figura quasi di fratello maggiore.
(Dico quasi perché non lo conoscevo ancora bene, ma la sensazione è ancora quella). Cominciando a documentarmi sempre di più con video vari ed ascoltando sempre più nel particolare i Sevenfold mi appassionai totalmente allo stile di Jimmy, sia dietro la batteria che nella vita in generale, non so dire perché, ne’ cosa abbia catturato il mio interesse precisamente. Nei suoi confronti, però è sempre stato (e sarà) il mio punto di riferimento e sicurezza più grande Jimmy è stato la mia prima ed unica vera ispirazione, è il mio punto di riferimento e la mia sicurezza più grande.
Come batterista e compositore è il migliore di tutti, qualsiasi cosa facesse la faceva al meglio delle sue possibilità e meglio di chiunque altro, e come compositore non ne parliamo proprio, penso sia stata (senza esagerare) una delle menti più geniali che il mondo della musica abbia mai avuto l’onore di conoscere. Ed anche come persona beh che dire, è tutt’ora un fratello maggiore per me.”
Francesco